Descrizione

1°G Partenza da Genova in pullman alle 07.00. Pranzo libero lungo il tragitto. Nel pomeriggio visita di Pieve di Cadore. Vista del Museo dell’Occhiale dedicato alla evoluzione storica e tecnologica degli occhiali e degli oggetti legati all’ottica, dal medioevo al ’900, e alla storia dello sviluppo dell’industria dell’occhiale nel Cadore. Sono esposti più di 3000 occhiali con i vari accessori, e numerosi strumenti ottici. Visita della chiesa arcidiaconale dove il celebre Tiziano, nato proprio a Pieve di Cadore, realizzò il dipinto Madonna col Bambino tra i Santi Tiziano e Andrea per la cappella di famiglia intorno al 1560 e vi si autoritrasse come fedele di San Tiziano. Un accurato restauro ha restituito la qualità dell’opera, svelando la tecnica di esecuzione e accertando la paternità del Vecellio. Sistemazione in hotel. Cena e pernottamento.

2°G Prima colazione. Visita di Cibiana di Cadore, un paese d’arte. I murales sono disseminati in tutte le frazioni del paese e hanno la funzione di raccontarne la sua storia. Il tema maggiormente trattato dai murales riguarda le attività lavorative tradizionali, realizzati da artisti provenienti da tutto il mondo. Pranzo al sacco. Nel pomeriggio visita del villaggio Eni di Borca di Cadore realizzato tra gli anni 50 e 60 ai piedi del Monte Antelao. Il grande complesso fu fortemente voluto dall’allora presidente dell’Eni Enrico Mattei che aveva spiccate capacità imprenditoriali e una visione moderna e futuristica. Nel progetto di Mattei il complesso doveva essere un enorme villaggio turistico sulle Dolomiti riservato ai dipendenti del gruppo Eni e alle loro famiglie. L’idea di base era quella di costruire un villaggio vacanze che avesse anche una valenza sociale e che dimostrasse chiaramente la voglia di progresso e modernità. La realizzazione del progetto venne affidata all’architetto Edoardo Gellner che fu incaricato di trovare il territorio dove costruire il villaggio e di studiare lo stile architettonico con il quale caratterizzare tutti gli edifici Gellner individuò proprio nei boschi di Borca di Cadore, 150.000 metri quadrati di terreno boschivo dove costruire più di 260 villette unifamiliari, una chiesa, un residence, un albergo con 140 posti letto. Per i figli dei dipendenti venne edificata una enorme Colonia con poco meno di 600 posti letto e un campeggio con tende fisse per 200 ragazzi. Per dotare l’intero Villaggio di tutti i confort, venne creata una rete di strade asfaltate e un nuovo allacciamento idrico interrato. Purtroppo con la prematura è tragica scomparsa di Mattei il progetto venne ridimensionato terminando solo gli edifici già iniziati ma eliminando gli ulteriori progetti di ampliamento. Il Villaggio continuò a funzionare fino al 1992 ma la privatizzazione dell’Eni comportò la cessione del patrimonio immobiliare dell’azienda compreso il Villaggio Corte delle Dolomiti. Rientro in hotel. Cena e pernottamento.

3°G Prima colazione. Trekking a piedi e pranzo al sacco o presso il Rifugio “Green” De Doo (secondo disponibilità), nel cuore del Comelico. Un segno particolare del rifugio è che è stato costruito utilizzando il legname locale e che è un edificio all’avanguardia perché utilizza molte delle energie rinnovabili presenti sul mercato quali: pannelli solari, caldaia a legna, sistema di recupero acque piovane e luci a led con sensori per lo spegnimento automatico. Proprio per questo lo definiamo un rifugio “GREEN”. Per chi vuole, proseguiamo il nostro trekking fino al Monte Zovo. Per chi arriva fino al Rifugio sono 6 km 500 metri di dislivello a/r mentre chi arriva al Monte Zovo sono 8 km e 600 metri di dislivello a/r. Possibilità di ordinare il pranzo al sacco in hotel o in rifugio secondo disponibilità. Nel pomeriggio visiteremo la Stua del Torrente Padola, una delle più antiche dighe artificiali. Rientro in hotel per la cena ed il pernottamento.

4°G Prima colazione. Trasferimento ad Auronzo di Cadore. Passeggiata lungo il lago e visita del Museo Palazzo Corte Metto (ex Museo della flora, della fauna e della mineralogia). Alla storica sezione naturalistica, che espone tra le altre una ricostruzione di un dinosauro e presenta una ricca collezione di esemplari faunistici di provenienza europea, si sono ora andate ad aggiungere una parte archeologica e una relativa all’attività estrattiva che si svolgeva nelle miniere delle Val d’Ansiei. Nelle sale inoltre un’ampia serie stratigrafica descrive la scala temporale degli eventi che hanno dato origine alle montagne dolomitiche e alle loro rocce. Il Museo è allestito in una tipica casa signorile del Cadore. Pranzo al sacco. Proseguimento per Vigo di Cadore per visitare il paesino e la piccola chiesa di Sant’Orsola. È stata costruita nel 1345 per volere di Ainardo, rappresentante della classe dirigente cadorina, come cappella funeraria privata. L’interno è interamente affrescato: sulle pareti si sviluppa un pregevole ciclo pittorico, sensibile al nuovo stile giottesco, che raffigura la storia di Sant’Orsola, vergine e martire, principessa bretone convertitasi al cristianesimo e uccisa a Colonia dagli Unni. Nella chiesa troviamo anche un altare ligneo cinquecentesco a battenti, intagliato dallo scultore tedesco Michael Parth, inglobato successivamente in un altare barocco. Rientro in hotel. Cena e pernottamento.

5°G Prima colazione. Trekking di 8 km 400 metri verso Malga Maraia, splendido agriturismo circondato da verdi pascoli, situato ai piedi dei Cadini di Misurina, nel cuore delle Dolomiti Patrimonio dell’Umanità. Possibilità di ordinare il pranzo al sacco in hotel o in rifugio secondo disponibilità. Pomeriggio tappa fotografia al Lago Misurina, uno dei laghi più belli d’Italia. È il bacino naturale più vasto del Cadore e come un gioiello incastonato tra le Dolomiti, è noto, oltre che per il suo incanto, anche per le proprietà terapeutiche che offre grazie al suo microclima particolarmente salubre. Attorno al lago di Misurina si aprono alcune tra le vette più belle delle Dolomiti: le Tre Cime di Lavaredo, il Sorapiss, i Cadini e il Cristallo. Proseguiamo per Cortina d’Ampezzo e tempo a disposizione. Rientro in hotel per la cena ed il pernottamento.

6°G Prima colazione. Trekking al Rifugio Eremo dei Romiti 6.5 km 580 m di dislivello. Pranzo al sacco o in rifugio secondo disponibilità. Nel pomeriggio trasferimento a Lozzo di Cadore, paesino tra piccole viuzze di montagna, con case di pietra e numerose fontanelle, che lo fanno sembrare un piccolo presepe. Qui ci attende la facile passeggiata dell’antica roggia (canale) dei mulini. È uno dei luoghi più simbolici per la storia culturale e tradizionale del paese, non a caso è conosciuto con l’appellativo di "Paese dei sentieri e degli Antichi Mulini". Il percorso si estende lungo il corso del fiume Rio Rin, alle pendici del Monte Revis: un tempo vi erano una segheria, dieci mulini, una fucina e alcuni opifici dedicati alla lavorazione della Lana, attività che sfruttavano la forza dell’acqua per i relativi scopi. Nel 1926 fu edificata la centralina idroelettrica della famiglia Baldovin Caruli, rimasta attiva fino al 1998. Ad oggi all’interno della Roggia sono presenti solo 3 dei 10 storici mulini e la vecchia centralina idroelettrica è tuttora funzionante. Uno dei mulini è stato di recente restaurato e riabilitato a scopo museale. Al suo interno sono state create una stanza adibita a mostra fotografica delle tradizioni artigianali di un tempo; la fucina con tutti gli attrezzi del mestiere; e la sala motrice delle ruote, collegate alle macine per la produzione della farina, meccanismo visibile anche da vicino. Per completare le conoscenze sulle tradizioni artigiane di Lozzo di Cadore, è possibile visitare anche il Museo della Latteria, che tratta invece le informazioni relative la produzione casearia. Oppure si può percorrere la passeggiata tra le vie del paese del Museo della Tradizione Ladina, museo all’aperto supportato da diversi tabelloni espositivi, che raccontano le vecchie usanze paesane. La natura che circonda la Roggia, la rende anche un posto perfetto per prendersi una pausa dalla frenesia della vita quotidiana, grazie ad un’atmosfera che trasmette un profondo senso di pace e tranquillità. Rientro in hotel per la cena ed il pernottamento.

7°G Prima colazione. Visitiamo Sappada, le cascatelle, Cima Sappada. Passeggiando per Cima Sappada vi sembrerà di vivere un racconto: il legno delle case annerito dal sole e dal tempo, le cataste di legna da ardere disposte con cura e precisione, le fontane di pietra, gli attrezzi e gli antichi oggetti di un tempo che ci ricordano la dura vita dei contadini e della montagna. 7.5 km 300 metri circa. Pranzo al sacco. Nel pomeriggio San Pietro di Cadore: giro della cittadina dove vedremo esternamente Palazzo Poli – de Pol, costruito tra il 1665 ed il 1667 ed oggi sede del Municipio. Viene attribuita all’architetto veneziano Baldassare Longhena. L’edificio a tre piani, ha un’impostazione simmetrica sia orizzontale che verticale, nella quale si notano le cornici marcapiano e la decorazione a bugnato del primo piano. Interessante il particolare della trifora con archi a tutto sesto del piano terra, ripresa simmetricamente al piano nobile con l’aggiunta di una balaustra con colonnine in pietra. Gli antichi proprietari, i notai Poli, risiedevano nella sontuosa villa cinquecentesca in borgata Mare, ma costruirono l’attuale palazzo sul terreno di proprietà di un ramo della famiglia, i de Pol che successivamente subentrarono quali proprietari dei due immobili. Racchiude al suo interno pregevoli affreschi risalenti al 1682. Rientro in hotel e cena.

8°G Prima colazione. Partenza per la Diga del Vajont. La diga fu progettata alla fine degli anni ’20 con l’obiettivo di produrre energia idroelettrica. Il progetto prevedeva di creare un bacino dove raccogliere l’acqua proveniente dagli impianti e dalle centrali idroelettriche costruiti a in Cadore lungo il percorso del Piave. I lavori sul Vajont terminarono nel 1960. La diga aveva una struttura a doppio arco, 261 metri di altezza che la rendevano la più grande al mondo del suo genere. Il problema della diga non era a livello strutturale, bensì interessava i versanti del bacino. Infatti il monte Toc non era una roccia comprata, ma anzi presentava già dei movimenti che creavano crepe.

E’ così che la sera del 9 ottobre 1963 alle 22.39, il Monte Toc frana e precipita nel bacino della diga sollevando un’onda di 50 milioni di metri cubi. Le vittime del disastro del Vajont furono circa 1910, molte delle quali non furono nemmeno mai ritrovate. Sosta alla chiesa di Michelucci, costruita in memoria della tragedia. Rientro a Genova con pranzo libero lungo il percorso e arrivo previsto in serata.

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